Benessere, non felicità: ripensare il Natale

28 dicembre 2025. Ultimo post dell’anno. Ultimo post di quest’anno ricco di cambiamenti e iniziato, de facto, con il mio esaurimento, quello che ho chiamato “controllato”. Incontrollato agosto-dicembre 2024, controllato gennaio-giugno 2025. Insomma, completamento di un anno ricco di materiale senza ombra di dubbio e vissuto in contesti in evoluzione, tra cui la condizione economica e politica mondiale. Non si può certo affermare sia stato un anno noioso, mettiamola così.

Forse è giunto il momento di parlare di Natale, del mio rapporto complesso con esso.

Benessere, non felicità forzata

Perché parlo di benessere e non felicità?

Non voglio dire che la felicità non conti. Felicità è bellissima. Importante. Quando arriva, è potente. Ma Natale non può essere obbligo di felicità.

“Devi essere felice a Natale. È Natale!”

Questa forzatura crea il problema.

Se puntiamo a felicità forzata, cosa succede?

Aspettative altissime. Iperfocus nei giorni pre-Natale. Cerchiamo regali perfetti, organizziamo cene luculliane, costruiamo l’evento come fosse l’unico momento dell’anno per essere felici.

Poi arriva Natale. E cosa accade?

Il regalo fatto pensando a chi lo riceve, alla persona, al suo core, a quello che davvero conta per lei, non era quello che si aspettava. Discussioni durante la cena, i soliti discorsi intrisi di amore e falsi moralismi o a commentare le brutte cose nel mondo. Forzatura a mangiare come se non mangiassimo da anni.

E dopo?

Down inevitabile. Pesantezza del cibo. Dopamina dei regali finita. Stress per Capodanno che già inizia, altra forzatura simile.

Felicità forzata equivale a picco temporaneo seguito da caduta.

Benessere è sostenibile.

Benessere è: finisci la giornata e ti senti bene. Sereno. In pace.

Forse anche felice, sì. Ma felicità diventa conseguenza, non obbligo.

Benessere permette alla felicità di emergere naturalmente. Senza forzatura. Senza aspettative che schiacciano.

Felicità va e viene. Benessere resta.

E quando costruisci benessere, felicità arriva più spesso. Perché ha spazio per emergere.

Natale vissuto con benessere diventa evento significativo dove la possibilità di felicità aumenta. Non garantita, sarebbe forzatura, ma possibile.

Questa è la potenza del benessere.

Non elimina felicità. La libera.

Le forzature che ho vissuto

Io con Natale non ho mai vissuto bene. Lo ammetto candidamente. Purtroppo anche mio figlio Marco se n’è accorto e mi spiace. Ho cercato di spiegarglielo, seppur ritengo di non averlo ancora fatto bene.

Come spieghi a tuo figlio che il problema non sono i regali, gli auguri, le cene? Che quelli ci stanno, sono belli, hanno senso?

Il problema è il come.

Regali forzati, comprati di corsa perché “si deve”. Auguri meccanici, ripetuti senza sentire. Mangiate sfarzose organizzate come task lavorativi, dove conta la quantità non la qualità del momento. Non è cosa fai. È come lo fai.

Regalo fatto pensando a chi lo riceve, alla persona, al suo core, a quello che davvero conta per lei, indipendentemente dal valore economico, diventa significativo. Augurio sentito, anche solo un “ti voglio bene”, diventa vero. Cena condivisa con serenità, anche semplice, diventa benessere.

Ma quando diventa obbligo, forzatura, task da completare? Perde significato. Diventa un peso.

E io questo l’ho vissuto troppo tempo. Forzatura di organizzare come progetto aziendale: vigilia, Natale, Santo Stefano. Task. Scadenze. “Entro 23 dicembre tutto chiuso, pronto 7 gennaio.”

Risultato? 7 gennaio iper-stressante. Corto circuito.

E Marco lo ha visto. Ha visto suo padre vivere Natale come fosse un lavoro da completare, non un evento significativo da vivere. Sto cercando di spiegargli: non è Natale il problema. È come l’ho vissuto io. Ma possiamo viverlo diversamente.

Regali sì. Auguri sì. Cene sì.

Ma con mood giusto. Non forzatura.

Quest’anno: qualcosa sta cambiando

Quest’anno è stato diverso. Grazie al percorso fatto e tuttora in corso, qualcosa sta iniziando a cambiare. Ho reso rumore di fondo la parte forzata, la parte non mia. Ho puntato a vivere l’evento, a vedere i bimbi felici. Amelia contenta per l’idea di Babbo Natale che mia moglie ha avuto.

Non perfetto. Non risolto. Ma primo passo.

Speranza, non certezza

Spero di riuscire in futuro a vivere la potenza che un evento come Natale può dare, perché giorni significativi servono, servono davvero. In 365 giorni, 366 ogni quattro non dimentichiamolo, avere eventi chiave, momenti con significato può darci molto, e Natale è uno di quelli che se vissuto bene, se scorporato dalle forzature, diventa momento prezioso, forse il principale dell’anno.

Ma non come compartimento stagno dove entri forzatamente felice, esci con caos decuplicato, dove chiudi tutto entro il 23 dicembre per essere pronto il 7 gennaio con risultato che il 7 diventa giorno di stress massimo, corto circuito che si ripete ogni anno.

Eventi significativi richiedono rituali veri, non forzature, non obblighi imposti da società consumistica o da pressioni religiose svuotate di senso. Rituali veri sono momenti condivisi con mood giusto, regali pensati per chi li riceve non comprati di corsa perché si deve, auguri sentiti anche solo un “ti voglio bene” invece di formule meccaniche, cene serene anche semplici invece di luculliane per obbligo. Benessere condiviso, non felicità forzata.

Mia moglie questo lo vive, luci, vestiti, idee per Marco e Amelia, lei ha il mood giusto e io questo lo invidio in senso positivo, vorrei averlo anch’io ma ancora non riesco ad entrarci, troppo tempo l’ho vissuto male, troppo tempo forzato. Ma sto imparando.

Quest’anno è stato primo passo, ho reso rumore di fondo le forzature, mi sono concentrato sull’evento vero, sui bimbi felici, su Amelia contenta per l’idea di Babbo Natale che mia moglie ha avuto. Non è facile, non è risolto, ma è possibile. E forse, passo dopo passo, briciola dopo briciola, riuscirò a vivere Natale come evento significativo con benessere, e forse come conseguenza, non come obbligo, anche con felicità. Non perché devo essere felice a Natale, ma perché sarò libero di sentirla quando arriva. Spero di essermi spiegato.

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